WORKWEAR: QUANDO IL LAVORO E’ DI MODA

Quest’anno le passerelle dell’Alta moda spaziano dai richiami folk, etnici, rigati, che trasportano verso la fantasia, la libertà e la voglia mai sopita di vacanza ad un’altra tendenza forte che ci riporta invece con i piedi per terra, ma con grande stile: il workwear. Gli spunti sono infiniti e vanno dalle tute agli accessori per un recupero di praticità e di comodità interpretato in chiave però assolutamente fashion, con quel tocco di comfort che ti rende più facile districarti nei ritmi e nelle difficoltà della vita moderna, ma senza perdere mai in femminilità e ricercatezza. In realtà questo tipo di abbigliamento è nato con finalità assolutamente pratiche, per proteggere i lavoratori con modalità variabili a seconda del settore: partendo nel 1600 con i grembiuli, passando attraverso le “divise” distintive delle categorie professionale di appartenenza nel medioevo, per arrivare alla rivoluzione industriale che, a causa dell’aumento del numero e delle tipologie di posti di lavoro impone all’abbigliamento la necessità di diventare sempre più resistente, protettivo e facile da gestire. Ma la vera “rivoluzione” in questo settore avvenne nel 1853 grazie a Levi Strauss con la comparsa dei jeans (come capo di vestiario), che divennero in breve tempo l’indumento principe per i lavoratori perché pratici, comodi, resistenti e facilmente lavabili. Da allora le divise assunsero sempre di più un carattere sociale oltre che pratico, venendo ad indicare la categoria di appartenenza del lavoratore e la sua posizione all’interno dell’azienda. Altro carattere distintivo cominciò ad essere anche il colore, ad esempio il blu per gli operai e il bianco per i dirigenti. Oggigiorno la divisa da lavoro (quando non ha necessità prettamente pratiche e di protezione, ad esempio nel caso dei pompieri) è diventa sempre più un biglietto da visita per le Aziende che, attraverso l’abbigliamento dei propri dipendenti, trasmettono un messaggio chiaro sul prodotto e sul target a cui si rivolgono (basti pensare all’eleganza delle commesse in alcuni negozi che vendono prodotti ad alto costo e posizionamento). Di pari passo con l’immagine (che si è andata via via affinando) anche la qualità dei materiali è andata migliorando, realizzando così una perfetta armonia fra praticità, comfort, piacevolezza estetica e durata.

E quindi eccoci qui anche noi, a prendere in prestito l’abbigliamento dagli operai, dai pompieri e dalle divise, in toto o attraverso dettagli dal preciso rimando alle categorie professionali di appartenenza. Le possibilità sono tante: le jumpsuit e le salopette di derivazione operaia oggi sono declinate in forma super sexy, sbarazzina e raffinata (Jil Sander, John Galliano, Marc by Marc Jacobs, Giambattista Valli), i giacconi d’ispirazione pompiere diventano capi di grande impatto per non passare inosservate (grazie anche alle bande catarifrangenti e ai colori accesi – Hermès abbina il verde militare al giallo, Calvin Klein l’arancione e il bianco). I capispalla sono rigorosamente over e spaziano fra tutte le possibilità cromatiche (Off-White, Prada, Chalayan), trasparente compreso (Maison Margiela) e i pants, comodi e pratici, sono dotati di tasche molto capienti (J Brand) per poter trasportare tutto l’occorrente…e anche di più. Sempre nell’ottica della massima praticità e resistenza anche le scarpe (Lumberjack, Timberland e Moschino Cheap and Chic, Lotto Works).

Quindi in un ciclo Vichiano di continui ritorni, il must per essere davvero fashion oggi è quello che ci spinge a recuperare la nostra parte più pratica, semplice e costruttiva, per trasformarci tutte in operaie, meccaniche, hostess…e se proprio non abbiamo i talenti e le capacità tecniche delle suddette categorie, accontentiamoci del loro “sapore”, radicato, rassicurante (come solo le cose semplice sanno essere) ed easy, ma coniugato con un tocco high-tech ultramoderno e glam.

Laura Corigliano.

chiodo pelliccia ecologica Mangano

 

giacca ecopelle bordeaux Mangano

Top Pinko

 

jeans LiuJo

 

jeans LiuJo